In Italia, negli ultimi tempi ci sono state diverse polemiche riguardo all’indicazione di titoli di studio non veritieri nei propri cv da parte di politici o altri personaggi famosi.
La polemica ha riguardato personaggi politici come Oscar Giannino o la Ministra dell’Istruzione del Governo Gentiloni Valeria Fedeli.
In questo post, non entriamo nel merito della polemica politica, non essendo una tematica del blog, ma cerchiamo di indagare su quale sia il miglior metodo di comunicazione da adottare nel proprio curriculum (ma non solo)…
Curriculum Vitae Efficace: Mentire oppure Valorizzare il Proprio CV per Trovare Lavoro
Nell’era del marketing e della comunicazione più spinta, della digitalizzazione della realtà, del narcisismo, il dilemma tra mentire e dire la verità è sempre più attuale.
A tutti prima o poi può capitare di dire cose non vere, o non del tutto vere.
Si spera che ciò avvenga sempre a fin di bene e comunque senza recare danno ad altre persone…
Personalmente, credo che mentire abbia una sua potenziale efficacia nel breve termine, mentre nel lungo termine sia controproducente.
Dire la verità e usare una comunicazione onesta e trasparente, invece, credo sia la base per un’efficacia nel lungo termine, sia nelle relezioni professionali sia in quelle interpersonali.
Parlando di curriculum vitae, certe competenze ed esperienze “gonfiate” in modo eccessivo possono far ottenere più facilmente un colloquio di lavoro, ma le conseguenze successive potrebbero essere controproducenti e ad effetto boomerang…
(Se ti interessa, puoi approfondire come realizzare un CV da zero).
Mentire sul proprio CV, sul proprio profilo, sulla propria comunicazione
Ammetto che, in passato, mi è capitato di ricevere consigli su come “gonfiare” o aggiungere competenze e abilità da parte di qualche recruiter.
Ma questa strategia serve davvero? Certo che sì!
Se un lavoro richiede inglese fluente, ma tu non lo sai parlare e scrivi “Inglese Fluente” sul cv, il recruiter dovrebbe fidarsi e potrebbe chiamarti per il colloquio.
Ma lo stesso recruiter, al colloquio di lavoro, potrebbe farti un test per verificare il tuo livello di inglese.
Inoltre, i recruiter, quelli professionisti, sono esperti di comunicazione e ben allenati a studiare il tuo linguaggio e la tua comunicazione durante i colloqui.
Questo significa che i recruiter sanno riconoscere più facilmente se dici la verità o menti su questioni come le tue esperienze pregresse, le tue conoscenze e competenze.
E se invece sei fortunato e al colloquio non si accorgono di nulla?
Peggio ancora: magari ottieni il lavoro, ma quando ti ritroverai a parlare in inglese con clienti e colleghi sarai spacciato!
Certo, puoi fare un corso di inglese non appena prendi il lavoro, ma dovrai comunque affrontare i primi giorni con grande difficoltà, con il rischio di essere “smascherato”.
Se è questo quello che vuoi, sei libero di farlo, ma se vieni scoperto, rischi di perdere da subito la tua credibilità e a quel punto sarebbe molto difficile da recuperare.
Devi anche valutare quanto è “grossa” la tua menzogna: se sei un impiegato o hai un lavoro di base, senza eccessive competenze richieste, potresti anche cavartela dicendo di avere qualche mese in più di esperienza rispetto a quella che hai davvero.
Ma se hai mille occhi addosso, come la classe dirigente della politica, artisti e personaggi televisivi famosi, imprenditori conosciuti, beh allora sarà più complicato gestire certe situazioni.
Le bugie hanno le gambe corte, insomma, soprattutto quando cominci a diventare famoso e inizi ad avere occhi e riflettori puntati contro.
L’alternativa che personalmente preferisco al mentire è quella di valorizzare il proprio profilo e il proprio curriculum.
Credo che essere trasparenti e onesti non paghi nell’immediato, ma possa portare migliori risultati nel lungo termine.
Valorizzare il proprio CV, il proprio profilo e la propria comunicazione
Per valorizzare il CV intendo: dare valore alle proprie competenze, esperienze e conoscenze, esprimendole con una comunicazione efficace e impattante.
Invece di convincere il recruiter e il datore di lavoro raccontando cose non vere (che equivale a manipolare, ingannare), si può raccontare cose vere evidenziandole, illuminandole e mostrandole in modo davvero efficace e persuasivo per il recruiter (persuadere utilizzando informazioni vere e reali).
Ma come essere persuasivi, senza manipolare le informazioni e ingannare i selezionatori?
Bisogna scrivere nel CV le migliori caratteristiche e quelle che apportano maggior valore per la posizione ricercata, per l’azienda e per il datore di lavoro.
Se la posizione lavorativa richiede “Inglese Fluente”, ma tu sei a zero, non ti consiglio di dire che sei fluente, me neanche che sei a zero.
Quello che ti consiglio è di iniziare immediatamente un corso di inglese e di indicare un inglese di buon livello e anche il nome del tuo corso.
Se la posizione lavorativa richiede l’utilizzo di un software su cui non hai mai messo mano, non ti consiglio di dire che sei un esperto del software, ma neanche evitare di candidarti perchè non conosci quel software.
L’alternativa è cercare subito informazioni su Google e sul sito dell’azienda che produce il software, di studiare bene tutti i contenuti informativi disponibili e di richiedere una demo del software (o altre possibilità d’utilizzo simili), indicando sul CV almeno la conoscenza di base del software.
Se ti candidi per una posizione di vendita in ufficio, ma tu hai lavorato solo come commesso di vendita, promoter o altre posizioni di vendita “sul campo”, non ti consiglio di dire che hai già esperienza di vendita in ufficio, ma neanche di sottovalutare le tue precedenti esperienze.
Controlla bene la job description, perchè troverai sicuramente parole chiave, relative a competenze e abilità richieste, che corrispondono a quelle delle precedenti esperienze.
Puoi evidenziare, ad esempio, le tue capacità di dialogo con il cliente, di empatia e di persuasione per l’acquisto di nuovi prodotti, tutte caratteristiche di rilievo per un’esperienza di vendita anche da ufficio.
Insomma, il mio consiglio principale è quello di non mentire, ma di essere proattivo nel trovare una soluzione adeguata che vada incontro alle aspettative del recruiter, valorizzando al meglio le proprie abilità e conoscenze attuali.
Conclusioni
E tu cosa ne pensi? Preferisci mentire o dire la verità sul CV? Come hai agito in passato?
Faccelo sapere dai commenti qui sotto. 😉
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