Hai presenti i lavoretti che svolgevi tempo fa, o stai ancora svolgendo, per pagarti le tasse universitarie o magari anche le vacanze estive?
Dare una mano ai vicini con le pareti da imbiancare, badare ai loro amici a quattro zampe, dare ripetizioni di Matematica o Inglese ai loro figli…
Tutte soluzioni temporanee, rapide e comode per mettere da parte qualche soldo, certo.
Ma di sicuro non il futuro che hai immaginato per te stesso, una volta completati gli studi ed entrato a tutti gli effetti nel mondo del lavoro.
A quel punto, ti sei detto, uno stage è il minimo a cui puntare, nella speranza che sia solo il punto di partenza per una carriera di successo: i lavoretti pomeridiani, ormai, fanno parte del passato, è ora di lasciarli perdere.
O forse no?
Negli ultimi anni, fra le esigenze imposte dalla crisi e i cambiamenti sempre più rapidi nel Mercato, quella che un tempo era considerata una situazione propria di giovani e studenti si è andata trasformando nella realtà lavorativa di un numero crescente di persone, a prescindere dall’età o dall’esperienza pregressa.
In poche parole, siamo entrati nell’era della Gig Economy.
Ma di che cosa si tratta?
Vediamolo insieme.
Gig Economy: Che Cos’è? Definizione
Intorno agli anni Venti del Novecento, il termine gig cominciò ad essere usato per riferirsi ai brevi ingaggi che i musicisti, soprattutto di genere popolare o jazz, riuscivano ad ottenere presso locali o in occasioni festive.
Con il passare del tempo, si è finito con l’indicare con questa parola ogni tipo di lavoro temporaneo, anche al di fuori dell’ambito musicale.
Ma se ancora fino a poco tempo fa i lavoretti costituivano una parte relativamente marginale del mercato globale, oggi la situazione è cambiata.
Sempre più persone, infatti, stanno abbandonando le forme di impiego tradizionale (per necessità o per scelta), in favore di incarichi temporanei, o comunque ricorrono anche a questi ultimi per integrare un reddito insufficiente.
Negli Stati Uniti, ad esempio, si stima che ormai una persona su tre sia in qualche modo coinvolta in prestazioni di questo tipo (vedi la notizia di USnews.com), e una situazione analoga si registra nel Regno Unito, con un declino del classico impiego full-time (leggi il report di Statista.com).
Con numeri del genere, è chiaro come il classico “lavoretto” sia diventato il perno di una nuova forma di Economia: la Gig Economy, o “Economia dei lavoretti”, appunto.
Un fenomeno ancora giovane, e non senza incognite.
Gig Economy: Quali Sono le Cause?
Ma come si è arrivati a questo punto?
Di base, possiamo individuare due fattori determinanti per la nascita della Gig Economy.
Il primo, di natura economica, è costituito dalle conseguenze della globalizzazione e della crisi economica esplosa nel 2008: con la delocalizzazione di molte attività produttive (e dei relativi posti di lavoro), maggiori difficoltà delle famiglie e livelli di disoccupazione elevati, un numero crescente di persone si è trovato a dover cercare o persino creare nuove fonti di reddito.
Ed è proprio qui che entra in gioco il secondo termine dell’equazione: la Rete.
Proprio attraverso il Web e la creazione di app specifiche, infatti, servizi come Uber o Airbnb hanno trasformato quasi da un giorno all’altro milioni di persone in tassisti o affittacamere on demand, permettendo loro di re-inventarsi dopo lunghi periodi di disoccupazione o di rimpinguare un portafogli non soddisfatto da impieghi più tradizionali ma mal pagati.
Il tutto con pochi clic: nella maggior parte dei casi, basta iscriversi alla piattaforma, rientrare nei requisiti richiesti, et voilà, attendere che gli utenti utilizzino la stessa app in cerca del servizio che si è disposti a fornire.
Più semplice di così!
Gig Economy: Punti Critici nel Mondo e in Italia
Tuttavia, se da un lato l’organizzazione “app-centrica” che caratterizza le realtà Gig Economy ne rappresenta un punto di forza in termini di flessibilità e rapidità, dall’altro si tratta di una soluzione in qualche modo ambigua, che finisce con l’avere un impatto enorme sul benessere dei lavoratori che ne fanno parte.
Ad esempio: se i conducenti o i fattorini d’occasione si registrano autonomamente all’app di riferimento, qual è il loro inquadramento contrattuale?
Sono dipendenti, smart worker, collaboratori occasionali, freelance?
Si tratta di una domanda molto importante, perché a seconda della risposta i proprietari della piattaforma, coloro che la gestiscono (e che per questo guadagnano ricche percentuali) possono essere chiamati a fornire maggiori o minori tutele, come assicurazioni in caso di infortunio, malattia e ferie pagate, rappresentazioni sindacali, eccetera.
Non solo: proprio questa capacità di eludere almeno alcuni degli obblighi che i business tradizionali concorrenti sono tenuti ad osservare costituisce un forte vantaggio competitivo per i colossi della Gig Economy, permettendo loro di fatturare di più offrendo prezzi stracciati.
Un “lato oscuro” con il quale ancora non sappiamo fare i conti.
Non è un caso, quindi, che in Italia e nel Mondo questa “zona grigia” provochi controversie legali a non finire e sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare, e come la legislazione a tutela dei diritti dei lavoratori debba adeguarsi ai tempi che cambiano.
Conclusione
Insomma, come avrai capito, al di là del nome incisivo, quasi simpatico, la Gig Economy rappresenta una realtà complessa, che se da una parte rappresenta un’opportunità, dall’altra lascia aperti ampi margini per operazioni disoneste, e che ancora non ha trovato del tutto una sua collocazione precisa e legittima.
Per questo motivo, se pensi che possa migliorare la tua situazione economica, se sei interessato a sfruttare un trend in crescita, o semplicemente vorresti tentare l’avventura, ricorda sempre di fare molta attenzione alle piattaforme a cui ti affidi, alle condizioni e ai termini di utilizzo, e alla sua capacità di operare nel rispetto delle leggi vigenti.
E soprattutto, non pensare, almeno per il momento, che questa soluzione possa risolvere a lungo termine i tuoi problemi nel cercare e trovare un posto di lavoro più stabile.
Detto questo, non voglio certo dissuaderti, ne fare allarmismo; ma mentre decidi se buttarti a capofitto nella nuova Economia dei Lavoretti… tieni gli occhi aperti!
Immagine Gig Economy Graphic da Senator Mark Warner – Flickr.com (licenza: CC BY 2.0)