Quante volte ti è capitato di seguire notizie poco incoraggianti, alla televisione o attraverso i social media?
Quante volte hai pensato che sarebbe bello vivere in un Mondo migliore, privo di diseguaglianze così marcate e di tanti altri problemi sociali?
Non sei il solo: non è un caso, infatti, che il settore no-profit stia ricoprendo un ruolo sempre più importante, anche in Italia, dove dal 2011 al 2015 si è registrata una crescita dell’11,6% nel numero delle istituzioni dedicate secondo i risultati del primo censimento ISTAT pubblicato da Forum Terzo Settore.
E non è un caso che anche in questo campo siano emersi innovatori temerari e progetti futuristici, al confine fra realtà e utopia.
Fra questi, uno dei più discussi in Rete (ma non solo) è di sicuro il Venus Project (sito web www.thevenusproject.com), che a dispetto del nome non vuole portarci nello Spazio, bensì aiutarci a costruire una società più giusta, pacifica e rispettosa delle limitate risorse del nostro Pianeta.
Ti sembra un’iniziativa un po’ vaga?
Conosciamola più da vicino!
Progetto Venus: che cos’è?
La storia del Venus Project inizia fra il 1994 e il 1995, con il documentario The Venus Project: The Redesign of a Culture (Progetto Venus: Ripensare una Cultura) e con un saggio dallo stesso titolo, ad opera di Jacque Fresco (1916-1917), disegnatore industriale autodidatta passato attraverso molte e diverse esperienze filosofiche, religiose e politiche.
Con il sostegno di alcuni soci e amici, Fresco decide di fondare un centro di ricerca nell’area di Venus, Florida (da cui il nome), allo scopo di sperimentare una nuova forma di economia, la RBE (Resource-Based Economy), ovvero Economia Basata sulle Risorse.
Ma in che cosa consiste questo modello socio-economico?
In pratica, la RBE si propone di superare l’attuale sistema di produzione e distribuzione basato sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali disponibili e sulla massimizzazione del profitto per pochi, rimettendo invece al centro l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dell’intera comunità.
Rendendo libero a tutti l’accesso alle risorse, e gestendole in modo razionale attraverso un uso sensato delle tecnologie a disposizione sarebbe possibile (secondo i responsabili del progetto) ridurre e infine eliminare disuguaglianze sociali, povertà, crimine, impoverimento ambientale.
Pertanto, l’esperienza del Venus Project travalica i semplici obiettivi sociali, proponendosi non di migliorare le condizioni attuali, ma di modificarle in modo radicale.
Progetto Venus: le Fasi
Un progetto molto ambizioso, senza dubbio: ma in che modo dovrebbe svilupparsi?
Di base, il team a capo dell’iniziativa ha individuato tre fasi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi programmati:
Il primo step, già completato negli anni Novanta, ha visto la fondazione di un Centro Studi nell’area di Venus, Florida e la produzione di una prima serie di materiali informativi per rendere nota l’esistenza del progetto, raccogliere le prime adesioni al di fuori del primo gruppo di pionieri, e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della crescita sostenibile in genere.
La seconda parte del piano, quella attualmente in corso, prevede un’attività mediatica ancora maggiore, per raccogliere ulteriore consenso e nuovi fondi da parte del pubblico: risultati fondamentali sono stati finora la produzione e distribuzione di due nuovi documentari, Paradise or Oblivion (Paradiso od Oblio, pubblicato su YouTube nel 2012) e The Choice is Ours (La Scelta è Nostra, reso disponibile sulla stessa piattaforma nel 2016); nel prossimo futuro è prevista l’uscita di un lungometraggio, dal titolo ancora non noto, dedicato alla rappresentazione di un’ipotetico scenario in cui il Venus Project e la RBE siano opzioni operative nel mondo reale.
La terza fase, infine, quella più dispendiosa, dovrebbe concretizzarsi, nelle speranze dello staff, nella costruzione di una prima città-laboratorio, dove i principi della RBE e dello sviluppo sostenibile possano essere messi in pratica sul campo, e che possa fungere da prototipo per altre, future comunità basate sugli stessi valori: un esperimento sociale a lungo termine, che nelle intenzioni dei suoi fautori dovrebbe dimostrare alla comunità globale la possibilità di superare i limiti posti dall’attuale sistema economico, dalle barriere di tipo politico, etnico, religioso, e dalla sfiducia nei confronti del progresso scientifico.
Progetto Venus: Ideali e Sfide Future
Se da un lato, già ad una prima visita al sito web del Venus Project, i suoi valori di uguaglianza, sostegno reciproco, rispetto per l’ambiente e razionalità sembrano già a prima vista lodevoli e del tutto condivisibili, come del resto appaiono incredibili le avveniristiche vedute di “città ideali” a pianta circolare, fra materiali ecocompatibili e serre urbane, dall’altro alcune delle dichiarazioni d’intenti riportate possono suonare un po’ semplicistiche, se non del tutto utopiche.
Ad esempio, si fa spesso riferimento alle “migliori tecnologie disponibili”, ma queste ultime non sono mai specificate nel dettaglio, ad eccezione di riferimenti a soluzioni già note, come il fotovoltaico o l’eolico: tecnologie in crescita, ma ancora lontane dal rimpiazzare del tutto fonti energetiche come il petrolio.
Oppure, nel definire gli obiettivi educativi, si parla molto della possibilità di modificare i valori etici delle persone trasformandone l’ambiente; ma ci si dimentica del fatto che proprio questi valori (o disvalori) ormai radicati rendono difficile tale trasformazione.
Una vaghezza di fondo che probabilmente contribuisce ad un altro punto dolente: i finanziamenti.
A quanto si può dedurre dal sito web dell’organizzazione, infatti, è ancora molto forte la dipendenza dalle donazioni di privati e dalla vendita di merchadising (dalle classiche T-shirt a corsi e conferenze online sui principi della Resource-Based Economy).
Fonti incostanti, e di certo difficilmente sufficienti per supportare progetti ambiziosi come quello di una città-modello, come previsto dalla terza fase del piano.
Per questo motivo, fra le sfide che attendono Venus Project nel prossimo futuro, quella più importante sarà migliorare e ampliare la propria strategia di comunicazione, affinché il pubblico (o chissà, qualche investitore filantropo) si senta disposto a offrire sostegno economico all’iniziativa.
Conclusione
Avventure come quella di Venus Project sono sicuramente più l’eccezione che la regola, soprattutto per l’ampia portata dei problemi toccati, per l’ambizione delle soluzioni proposte, e per la complessità delle sfide che dovrà affrontare.
Eppure, proprio per il suo ampio respiro, il progetto dimostra come anche il settore no-profit (o, come lo chiamiamo in Italia, Terzo Settore) sia ormai molto di più che semplice “beneficenza”, e come sempre più persone in tutto il Mondo siano pronte a mettersi in gioco per migliorare la realtà in cui vivono.
E tu, che cosa ne pensi, ci attende davvero un futuro idilliaco, in società pacifiche e città ecocompatibili?
Chissà… la decisione, un giorno, potrebbe spettare proprio a te!